La via incantata. Nella natura, dove si basta a sé stessi (2017) by Marco Albino Ferrari

La via incantata. Nella natura, dove si basta a sé stessi (2017) by Marco Albino Ferrari

autore:Marco Albino Ferrari [Ferrari, Marco Albino]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2017-10-03T16:00:00+00:00


Terza parte

1

Le conseguenze che il viaggio con la Vega ebbe in Italia furono molteplici. In primo luogo, dato il successo riscosso dalla spedizione polare appena terminata, si volle dare credito all’idea di Bove riguardo a una nuova esplorazione, questa volta in Antartide, e per dare corpo al progetto si istituì un apposito comitato incaricato di raccogliere le somme necessarie. Il Comitato nacque in seno al CAI ed ebbe come presidente l’ingegnere genovese Cesare Gamba, noto oggi agli alpinisti per via di una bella guglia intitolata al suo nome sulla cresta sud dell’Aiguille Noire de Peutérey, nel massiccio del Monte Bianco (proprio sopra i prati della Val Veny, dove con mia madre passavo le estati).

Seguendo l’organizzazione del Comitato, Bove iniziò un giro per le sezioni locali del CAI con una serie di incontri pubblici nei teatri per presentare il suo progetto che, come sappiamo, lo portò a Intra nella memorabile serata del 31 luglio 1880, dove raccolse l’altrettanto memorabile cifra di 1037,47 lire. Cifra utile in futuro ad attrezzare il Sentiero Bove. Tutto sembra tenersi lungo un filo teso: dal viaggio di Bove di centotrent’anni fa a oggi. E non basta, l’avventura di Bove tra i ghiacci artici scatenò la fantasia di Emilio Salgari, portandolo ad ambientare in quelle lande ghiacciate qualcosa come sei romanzi che fecero sognare per anni migliaia di ragazzi italiani.

Quando la Vega approdò finalmente in Giappone, al termine della sua esplorazione (e prima di affrontare il trasferimento in Europa), per Bove ci fu un ennesimo motivo per rallegrarsi con se stesso. In quel momento stava arrivando allo stesso capolinea del viaggio compiuto sei anni prima, ovvero l’isola di Tokohama. Ma quella volta vi era giunto da una direzione diversa. La Terra era veramente rotonda. Ovvio, non c’era bisogno di conferma. Ma ritrovarsi in quel punto era come ritrovarsi sulle proprie tracce compiendo un viaggio in tondo intorno all’Eurasia. «Erano passati sei anni dacché lasciai questa simpatica città e la vista di essa dopo sì lunga assenza mi diede un tremito al cuore».

La mattina, al bivacco Curgei, steso sulla brandina di fianco a Giacomo Meneghello, mi sveglia l’odore della stufa. Durante la notte il fuoco è andato spegnendosi lentamente, e forse il gioco dei venti o chissà cosa ha impedito al fumo di uscire correttamente dal camino. L’intera baita-bivacco si è riempita di una nebbia densa che non permette quasi di respirare. Ora il suo odore acre impregna ogni cosa, soprattutto il mio naso e la mia gola. Inizio a tossire. E così Giacomo.

«Ohi!»

«Eh!» mugugna in risposta Giacomo.

Sì, è sveglio, penso.

Una luce tenue entra di sbieco dagli scuri accostati, e colpendo il fumo che ancora aleggia nella stanza crea una lama sfavillante nella quale fluttuano granelli infinitesimali di polvere.

Usciamo dai sacchi a pelo, senza parlare. Scendiamo dalla scala in legno del soppalco e guadagniamo ciondolando sulle gambe il locale al piano terra, dove si trova il tavolaccio di legno, con appoggiati gli avanzi della cena, e la bottiglia sulla quale è infilata la candela diventata un mozzicone con lo stoppino nero.



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